Noi, esseri umani. 40.000 anni di storia della coscienza by Charles Foster

Noi, esseri umani. 40.000 anni di storia della coscienza by Charles Foster

autore:Charles Foster [Foster, Charles]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science, General, Life Sciences, Evolution, Zoology, Social Science, Anthropology, Physical
ISBN: 9788828209102
Google: GkwuzwEACAAJ
editore: Solferino
pubblicato: 2022-05-23T22:00:00+00:00


***

«Raccontami una storia, papà» dice Tom.

Siamo di nuovo a Oxford, seduti sui ceppi d’albero del bosco cittadino vicino alla scuola materna. Abbiamo acceso un fuoco e stiamo friggendo salsicce e funghi, sperando che l’impiegato locale non venga a lamentarsi per delle questioni di sicurezza.

Molto bene, Tom, ci proverò.

C’era una volta, quando il mondo era già molto vecchio, un uomo e una donna che vivevano proprio qui, vicino a quella quercia. Avevano dei figli e li amavano molto. Amare molto qualcuno è sempre un problema, ma quest’uomo e questa donna avevano un problema particolare, perché questi bambini, come tutti i bambini, dovevano essere nutriti, e questo significava uccidere altre cose viventi, che l’uomo e la donna avevano nel cuore: animali e piante. Ogni volta che l’uomo o la donna alzavano le mani per uccidere un animale, o strappavano uno stelo o una bacca, sentivano una supplica; un grido: «Non uccidermi. Ti prego, non uccidermi. Se lo fai i miei figli ti prenderanno e ti tormenteranno per sempre: vedrai se non siam capaci di farlo».

Cosa dovevano fare quell’uomo e quella donna? Non potevano far morire di fame i loro figli, ma non riuscivano neppure a uccidere tutti quegli esseri viventi.

I loro figli diventavano sempre più magri. Gli si vedevano le costole e gli zigomi spuntavano dal viso.

Poi un giorno una vecchia donna zoppicante entrò nel bosco.

«Cos’hai alla gamba?» chiese l’uomo. La vecchia donna sollevò il suo lungo mantello di pelle, e l’uomo vide che aveva una lunga spina conficcata nella gamba. La ferita era infetta e le mosche le ronzavano intorno.

«Siediti» disse l’uomo, e lui e la moglie tirarono fuori la spina, lavarono la ferita con l’acqua del ruscello e fecero un impacco con dei licheni.

«Siete molto gentili» disse la vecchia. «Grazie. Adesso ho molta fame. Avete qualcosa da mangiare?»

L’uomo e sua moglie si guardarono. Erano molto imbarazzati per non avere niente da dare alla vecchia.

«Mi dispiace molto» disse la moglie «non abbiamo niente. Ecco perché siamo così magri.» E raccontò la storia.

«Mia cara, mia cara» disse la vecchia. «Non va bene. Fammi vedere se posso aiutarti.» Chiuse gli occhi, contò lentamente fino a tre e, al tre, si lanciò attraverso il tetto della capanna.

L’uomo e sua moglie erano stupiti. Dove poteva essere? Non dovettero aspettare a lungo. In un paio di minuti la vecchia apparve di nuovo, seduta per terra al centro della capanna.

«Andrà tutto bene» disse. «Ho parlato con gli dèi degli animali e delle piante: sono felici che voi mangiate i loro animali e le loro piante, purché siate cortesi.»

«Questo è un sollievo» disse l’uomo. «Grazie. Ma dove sei andata?»

«Solo nel posto da dove vengono le piante e gli animali, dove andranno alla fine, dove vivono i loro dèi.»

«Non potremmo andarci anche noi?» chiese la donna. «Vorremmo ringraziarli, non è vero?» E guardò l’uomo, che annuì.

«Be’, potreste» disse la vecchia donna, dubbiosa. «E un giorno lo farete. Ma siete sicuro di volerci andare proprio adesso?»

L’uomo e la donna erano spaventati, ma dissero di sì, e la vecchia li condusse attraverso il bosco in un posto dove c’era un’apertura nella roccia.



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